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Veleno dello scorpione: cura tumore cerebrale


La versione sintetica di una proteina presente nel veleno dello scorpione ha superato i primi test come trattamento di una delle più aggressive forme di tumore, il glioma cerebrale, e verrà studiata anche per la cura di altre malattie neoplastiche.



La proteina, chiamata TM-601, è stata utilizzata per veicolare piccole dosi di iodio radioattivo direttamente nelle cellule tumorali, ma ha mostrato anche di svolgere una propria attività anticancro, ha affermato Adam Mamelak, neurochirurgo del Cedars-Sinai Medical Center di Los Angeles (Stati Uniti) e primo autore della pubblicazione apparsa ad agosto sul Journal of Clinical Oncology.



La particolarità di questa tossina è che riesce ad oltrepassare la barriera emato-encefalica (ovvero il «filtro» che protegge il cervello dalle sostanze presenti nel sistema circolatorio, da quelle pericolose come l’alcol, a quelle terapeutiche come i farmaci), legandosi alle cellule del glioma e non a quelle sane, liberando quindi il suo carico di iodio radioattivo, verso cui le stesse cellule malate hanno mostrato una forte vulnerabilità.



Il trattamento è stato sperimentato su 18 pazienti in cui la malattia si era ripresentata dopo l'intervento chirurgico, una condizione comune per chi ha avuto questo tipo di diagnosi. In sei casi, hanno riportato i ricercatori, la sopravvivenza è stata significativamente superiore alla media: per due pazienti fino a tre anni dal trattamento.



Secondo Harold Sontheimer, il neurobiologo dell’università dell’Alabama che ha sviluppato TM-601, lo stesso meccanismo che consente allo scorpione di paralizzare le sue prede, cioè il fatto che la tossina blocca i canali del cloro all’interno delle cellule, ostacola le cellule tumorali nel loro processo di invasione dei tessuti circostanti.



Con le prime fasi della sperimentazione, che ha coinvolto diversi centri di ricerca negli Stati Uniti, la molecola ha mostrato un buon profilo di sicurezza, come ha spiegato Mamelak: «Sostanzialmente non c’è stata tossicità. Tutti i residui che non si sono legati alle cellule del tumore sono stati espulsi dall’organismo nell’arco di 24-48 ore».



La fase II dello studio, che prevede l’arruolamento di 54 pazienti in 20 ospedali, dovrà soprattutto determinare i dosaggi più sicuri, e ci si attende qualche risultato nell’arco di un anno. Intanto, sono in corso di progettazione ulteriori studi per valutare TM-601 contro altri tipi di tumori solidi, come quelli del colon o della mammella.

18/09/2006

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